Gli ambientalisti affermano che
GLI INCENDI SONO PROVOCATI DALL’UOMO
e non sono di origine spontanea.
foto di Massimo Cozzi
La foresta è bruciata
per l’allevamento bovino e l’agricoltura itineranti
(che, in pochi mesi, sfruttano e desertificano un suolo
per poi spostarsi in un altro),
e l’estendersi delle piantagioni a monocoltura commerciale
(“colonie di sfruttamento”) dei grandi proprietari terrieri.
Da agosto 2012 a febbraio 2013,
un’area di Amazzonia più grande della città di Londra
è stata distrutta.
1.695 chilometri quadrati di foresta sono scomparsi
(pari a 237.000 campi da calcio).
foto di Massimo Cozzi
Gli stati del Maranhão e del Tocantins
hanno raddoppiato la devastazione (121% e 110%).
Lo stato del Mato Grosso
continua ad essere in cima alla lista
con 734 chilometri quadrati.
A livello mondiale,
la deforestazione del polmone amazzonico
è responsabile del 20% delle emissioni di gas serra.
Nel solo Brasile, ben il 75%.
L’aumento dei tassi di deforestazione
è incentivato dal governo brasiliano
che smantella sistematicamente
le leggi e le agenzie
che proteggono la foresta Amazzonica.
Il Presidente Dilma Rousseff
ha infatti recentemente approvato
un nuovo codice forestale
che riduce vaste aree di territorio protetto
e prevede l’amnistia per i crimini forestali
commessi dopo il 2008.
Ha anche ridotto i poteri di intervento
delle agenzie governative come l’IBAMA
(Instituto Brasileiro do Meio Ambiente
e dos Recursos Naturais Renováveis):
l’Istituto Brasiliano dell’Ambiente
e delle Risorse Naturali Rinnovabili,
fondato nel 1989.
Questa politica governativa
spiana la strada all’aumento della deforestazione.
— fonte: Greenpeace International